La transfobia delle TERF: "E dico zio perché sono zii"

TERF femministe transfobiche La transfobia delle TERF: "E dico zio perché sono zii"

La TERF dà libero sfogo alla propria transfobia in una serie di conferenze femministe a Gijón

GAYLES.TV.- #UntilThePussyTransfobia. L'hasthag riassume perfettamente quanto noiosi troviamo gli argomenti presentati nel Scuola Femminista Rosario de Acuña tenutosi qualche giorno fa a Gijón. Il professore di Filosofia morale e politica all'UNED, membro del Consiglio di Stato Amelia Valcarcel voleva affrontare il concetto di genere e identità e discutere i confini tra femminismo e teoria queer. Ma più che un dibattito accademico sembrava un incontro di TERF (Radical Trans Exclusionary Feminism) in cui si applaudivano a vicenda tra battute transfobiche. Deplorevole.

TERF femministe transfobicheRiverberato in sottofondo autobus arancione Fatti sentire con il suo motto "I ragazzi hanno il pene e le ragazze hanno la vagina.”, ma questa volta a sostenere la transfobia erano “femministe” (o almeno così credono) legate al Partito Socialista con argomenti di odio transmisogino e sostegno istituzionale pagato con soldi pubblici. Ero presente Ana González, sindaco di Gijón.

Tra le perle che hanno liberato «Il disaccordo con il corpo dipende dal fatto che sia con il corpo vestito o meno. Perché davvero non confondiamo il genere con la storia della moda', Valcárcel dixit.

Alicia Miyares Senza alcuna esitazione sbottò: «Innanzitutto, come puoi vedere, l'ho intitolato Dal femminismo al genere perché mi rifiuto radicalmente di usare la parola “transfemminismo” per qualcosa che non trascende nulla, ma si limita a perpetuare gli stereotipi.«. E per concludere il suo discorso ha detto: «Ci lanciano messaggi in faccia, gli attivisti transgender, che siamo, siamo, vogliamo... difendere l'ideologia e tu dici... amico, e io dico amico perché sono ragazzi..

La giornalista Anna Prats Lui ha spiegato "Abbiamo un panorama in cui il collettivo delle diversità LGTBIQ o quello che è noto come ombrello transgender ha assorbito il movimento di liberazione delle donne che i radicali hanno analizzato e sono giunti alla conclusione che queste diversità sono ugualmente patriarcali. Un patriarcato che ci toglie tutto quel peso rivoluzionario«. E aggiungeva: «Anni in cui dicono che le donne non sono la nostra oppressione, non siamo la femminilità, quindi ora ci dicono che se siamo lesbiche e non ci piacciono i peni femminili siamo transfobiche. "Questa è la cultura dello stupro, questo è il patriarcato.".

Ma la cosa peggiore non è che ci siano tre o quattro accademici con discorsi di incitamento all’odio integrati. La cosa più grave sono le risate complici di un pubblico dedito alla transfobia. Paura.

https://www.facebook.com/1544046459230564/videos/673048086491601/

fonte: Pikara, Magnete

fotografia: Pikara & Gayles.tv

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