corpi invisibili

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NOTIZIE.- Solo nel mondo della magia la parola invisibile ha tanta presenza quanto in quello LGTBI. Si chiede visibilità, si denuncia l’invisibilità, anche in alcune associazioni troviamo commissioni di visibilità, cioè chi si oppone ai media quando per qualche motivo diventiamo notizia.

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Sognare di essere invisibili, di non essere visti, è una fantasia infantile ricorrente, che riviviamo in età adulta quando sospettiamo un'infedeltà o semplicemente quando, dopo una separazione, pagheremmo ciò che non è scritto per poter vedere il nostro ex partner. dormire o che fosse per l'ultima volta. Al di fuori di queste situazioni, essere invisibili non è un affare perché significa non esistere.

 Era quello stadio di non esistenza Mahmoud Ahmadineya, allora presidente dell'Iran, condannò migliaia e migliaia di uomini e donne nel suo Paese. Fu durante un discorso tenuto alla Columbia University negli Stati Uniti 8 anni fa che, interrogato sulla questione della diversità sessuale, rispose: “In Iran non abbiamo omosessuali come nel vostro Paese. “Questo fenomeno non esiste in Iran”.

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È così che è iniziata la strana epidemia che nessuno è ancora riuscito a spiegare con chiarezza. Ogni volta che due uomini si baciavano sparivano, ogni volta che due donne accarezzavano i loro corpi nudi, sparivano in aromi sottili che restavano fluttuanti nelle coscienze dei ciechi. Perché non c'è peggiore cieco di quello che non vuole vedere e negando l'esistenza del desiderio altrui, dell'esistenza altrui, non lo fa scomparire, solo lo nasconde.

Quella situazione è ciò che ha saputo catturare, con una delicatezza che trasforma la tragedia in lirica, l'artista di origine iraniana Laurence Rasti. In una serie di fotografie pubblicate dalla rivista Notizie sul parco giochi, il fotografo trasforma la censura in palloncini, la negazione in fiori, insomma l'invisibilità in poesia.

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La settimana scorsa lo abbiamo imparato Christelle Nangnou, una donna lesbica del Camerun, ha ottenuto asilo politico in Spagna dopo aver trascorso 24 giorni in detenzione all'aeroporto Barajas di Madrid. In un primo momento le autorità spagnole avevano negato l'asilo, ma la difesa di Nangnou ha fatto ricorso alla Corte dei diritti umani di Strasburgo, che ha bloccato l'estradizione. L'azione di un gruppo di deputati delle Cortes riesce finalmente a salvare Christelle dall'inferno del ritorno nel suo paese. L'hanno resa visibile e degna.

Ci sarà chi dirà che è solo un caso, un ago in un pagliaio, un gesto per apparire sui giornali. Nel Talmud si legge così “Chi salva una vita, salva il mondo intero”. Continuiamo a rendere visibile l'invisibile e ad accogliere coloro che fuggono dall'inferno.

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